L’ho sempre amato molto. Mi ricordo che me lo comprava la nonna, quell’unica volta all’anno – il Giovedì Santo – e arrivava sempre un po’ spiaccicato in una bustina di carta bianca o marroncina, era un prodotto del forno, non di pasticceria.
Mi piaceva già l’odore ad aprire il sacchetto, dolce ma aromatico, si sentiva il profumo dello zucchero dello sciroppo di cui era coperto, del “ramerino” – che in dialetto fiorentino è il rosmarino – e quella fragranza di pane inconfondibile. Ero capace di mangiarne anche due di fila se c’erano, senza soluzione di continuità, perché non era né abbastanza dolce da stuccare né troppo insapore da avanzarne, e quello che mi portava avanti, boccone dopo boccone, erano quei chicchi di uvetta zibibbo, così cicciuti e saporiti che esplodevano in ogni morso di profumato panino.
Eh si, perché in fin dei conti di pane si tratta, in origine le massaie fiorentine di una volta Continue reading Pan di ramerino